Il mostro di Cave del Predil

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Pittler
        +2   +1   -1
     
    .

    User deleted


    Il paese di Cave del Predil, vicino all'omonimo lago, deve la sua esistenza e il suo nome alle miniere di piombo e zinco del monte Re, in attività fino al 1991. La chiusura delle miniere ha segnato per il paese l'inizio di una profonda crisi occupazionale che ha portato ad un notevole calo demografico. Dai 2.100 abitanti del 1968 Cave del Predil è passata ai circa 400 abitanti odierni.

    Questa è la storia di come diventarono 399.

    3:00 AM sereno
    La temperatura del corpo gli si abbassò bruscamente. L'acqua del lago lo inzuppò come un biscotto. Cominciarono i primi brividi, solo dopo arrivò a battere i denti.
    Nuotò [la distanza] fino a giungere sull'isoletta che solitaria spaccava l'uniformità del pelo dell'acqua. Non c'erano increspature, non c'era vento, non c'erano nuvole.
    Era tardo pomeriggio che sembrava una notte, cristallina, illuminata dal vecchio di luna, e tantissime stelle. Se qualcuno fosse stato presente avrebbe visto una losca figura nuotare nel lago. Si puntò con le braccia e fece forza sul terreno scivoloso. Si erse sull'isoletta. Contemplò la bellezza dello spazio guardando in alto il cielo. Inspirò l'aria pulita sperando che si portasse via quell'odore che lo accompagnava ovunque andasse. L'odore della carbonella. I suoi scarponi scivolarono sui sassi dell'isoletta al muoversi dei primi passi. Sparì nei cespugli.

    20:30 buio pesto, 30 dicembre.
    “Ma chi stiamo andando a prendere Ale?” Chiesi al mio migliore amico che intanto guidava.
    “E’ una nostra compagna di classe, si chiama Alessandra, dai, la conosci” Si immischiò Fiore, sporgendosi dai sedili dietro. Non ne aveva voluto sapere di mettersi la cintura di sicurezza.
    Dopo qualche secondo insistei: “Alee, allora mi rispondi?”
    “Ti ha già risposto” disse.
    “Io non ci parlo con lei, abbiamo litigato e non gliel’ho detto”
    “Gabri quando abbiamo litigato?” Si lei sporse dal sedile posteriore
    “Si non te l’avevo detto ma ce l’ho con te! E legati la cintura che tolgono punti ad Ale” Le risposi
    “E perchè?” Chiese Fiore.
    “Dai che ti sto coglionando” risposi “Piuttosto, quella lì che andiamo a prendere, è la tristemente famosa saltatrice olimpionica?”
    Sollevai gli animi sdrammatizzando. Quella tale Alessandra era salita alla ribalta a causa di una sua impresa ai limiti dell’improbabile. Spesso, sulle bianche sponde del Natisone che separa il medio Friuli dalle Valli Orientali, si possono trovare bagnanti durante l’estate. Tra i quali, i più temerari si cimentano anche in tuffi dai giganteschi massi disseminati lungo il corso del fiume. Lei era così a rilassarsi sul greto del fiume, in compagnia dei suoi zii, quando dopo aver chiesto loro se fosse sicuro tuffarsi da un masso particolarmente alto, ci si arrampicò su.

    Arrivammo a Feletto Umberto, a pochi kilometri da Udine. Di fronte a casa sua. Mi stupii che col freddo che faceva Ale fosse disposto a scendere dal calduccio dell’abitacolo della sua Fiat Stilo.
    “Ti serve una mano a portare le valige? Alessandra?” Le chiese andandole incontro verso l’uscio di casa.
    “Non serve, grazie Ale. Mi sono abbastanza ripresaaaaaaaaaaFFFiiioreeeeeeeeee!!!!” E le corse incontro mollando borse e valigie che rovinarono a terra. Le due si abbracciarono.
    “Alessandra, sei veramente dimagrita!” si complimentò Fiore.
    “Non è vero, ma grazie del pensiero!” le rispose.
    “Ma come?”
    “Fiore, io… io mettevo i maglioni sopra il busto ortopedico, perchè, sembravo grassa?”
    “No… ehm, non sembravi grassa Alessandra… ” rispose Fiore in difficoltà.
    “Si che lo sembravo, perchè lo sono… comunque… Aleeeeee, quanto tempooo!!” E andò stavolta verso Ale per salutarlo ed abbracciarlo.
    “E’ vero, quant’è ? Tre mesi? Tornerai a scuola? ” le rispose.
    “Boh. Io dico ai miei che fa ancora male la schiena. Vedremo appena avrò voglia!” Buttò un cuscino sul sedile posteriore e cominciò a conversare con Fiore.
    Aprii la portiera e chiesi: “Ale vuoi una mano con le sue valigie?”
    “No tranquillo combino!”
    “Ah ma ci sei anche tu?” Si era accorta di me.
    “In teoria, sì!” Le risposi irritato.
    “Aspetta ma io mi ricordi di te! Sei l’amico di Ale e di Fiore”
    “Ebbene si! Se non lo fossi probabilmente non sarei qua!” Mi stavo inacidendo.
    “Ale hai finito con le mie valigie?” Neanche mi ascoltava.

    Una volta stivate nel bagagliaio le 3 valigie per 4 giorni che gli aveva lasciato, Ale tutto infreddolito salì al lato conducente.
    Neanche il tempo di mettere in moto, Alessandra aprì bocca:”Ma ci starebbe troppo un po’ di musica che pompa!”
    “Faccio io” risposi. Avevo preparato un CD di musica perfetta per i viaggi. L’impiantino audio della Stilo sputò Lessons in Love (HeadHunterz Remix)! Aggiustai il livello dei bassi a +8. Si poteva partire.

    “Gabrii cos’è sto rumoreeee!” Si lamentò Fiore.
    “E’ hardstyle baby!” Risposi come c’era scritto sulla miriade di video musicali che avevo visto su Youtube.
    “Cambialo subito! E’ insentibile!” Continuò.
    “E togli i bassi che mi fanno male alle vertebre” S’immischiò quell’altra perdendo un’ottima occasione di stare zitta.


    Il primo capodanno con la patente. Così aveva definito Ale ciò che ci aveva proposto a noi, ai suoi amici. Solo che dopo Fiore si era portata dietro quell’altra. Avere un modo per muoversi autonomamente e non essere dipendente dai genitori era una cosa fantastica. Non avere quella rompicoglioni tra i piedi di più.
    Sull’onda di Riptide di Vance Joy la Stilo correva verso Cave del Predil. Sarebbe bastato poco per gettarla in strada.
    Entrammo in autostrada. Abbandonano tanti cani, perchè non abbandoniamo anche lei?
    A Chiusaforte continuava a tenere la bocca aperta e a parlare. Perchè non si era rotta anche la mandibola?
    Voleva fermarsi a fare pipì dopo venti minuti. Aveva la vescica difettata? Dio ti stava chiamando in assistenza, perchè non hai risposto alla chiamata?
    Con tanto tanto odio in cuore mi arresi alla vita e cominciai a parlare con lei.
    “Ma quindi cosa ti sei fatta alla schiena?”
    “Eh ero sul Natisone coi miei zii. Loro dicevano che l’acqua era abbastanza profonda per tuffarsi. E io mi sono tuffata!”
    “E poi?”
    “Sono caduta di culo nell’acqua bassa! Saranno stati 30 cm... e mi faceva male tutto!”
    “Bon eri abbastanza vicina all’ospedale! Sarà arrivata l’ambulanza in un momento!”
    “Ma quale ambulanza! Mi sono alzata! Ho detto loro che mi faceva male, ma bon era sopportabile, siamo stati lì ancora un po’, ho fatto il bagno e poi sono andata a casa!”
    “Ti avranno portato in braccio almeno!” Mi esasperai
    “No veh! la macchina era parcheggiata lontana. Abbiamo camminato un po’!”
    “Ma allora come facevi a sapere che ti eri rotta le vertebre ed il bacino?” Chiese Ale
    “Ma che sei scemo? Me l’hanno detto all’ospedale! Ci sono andata per precauzione, no? Cioè quando succedono ste cose bisogna riguardarsi un attimo! Sennò si fa peggio! Capisci?”

    Mi posi in una protesta formale evitando di parlare se non interpellato.
    “Gabri che silenzioso che sei oggi” osò dire Fiore. Di lì a poco non ci sarebbe stata più amicizia.
     
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    _________________________________________

    Group
    Pensionati
    Posts
    796
    Reputazione
    +563
    Location
    Sky

    Status
    Anonymous
    povera Alessandra :cry:
     
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    __________________________________________

    Group
    Pensionati
    Posts
    2,841
    Reputazione
    +1,702

    Status
    Offline
    E il mostro chi sarebbe? Lo scopriremo nella prossima parte? :clap:
     
    .
  4. Pittler
        +2   +1   -1
     
    .

    User deleted


    Passammo l'ultimo paese prima di Cave: Rio Freddo. Gli anabbaglianti della Stilo non illuminavano mai totalmente la carreggiata nera che, tra i tornanti, alternava curvoni a salite. La vegetazione intorno a noi era composta da querce e altre latifoglie termofile ed eliofile, con qualche xero-termofila sparpagliata qua e là, e gli immancabili cespugli per terra. Gli alberi filtravano la luce riducendola ad una solitaria striscia di luce lunare pallida e anoressica. Non per dire che facesse proprio buio buio, ma diciamo solo che non si vedeva un cazzo in mezzo ai boschi. Salvo quegli occhi nella boscaglia che ci guardavano. Fiore prese e strinse forte la mano alla rincoglionita seduta al suo fianco.
    Un urlo pervase l’abitacolo. Il mio.
    “Bambiiiiiiiiii!”
    Siccome da che mondo è mondo dietro a degli occhi c’è anche chi li possiede, così il paio d’occhi si svelò. Tagliandoci la strada. Quel cerbiatto o cervo fu molto veloce.

    “Gabri non farlo mai più! Mi hai fatto gelare il sangue!” Fiore era un fascio di nervi. Continuava a sbraitarmi che non erano modi di comportarsi, che non si spaventa così la gente. Poi si domandano il perchè delle violenze domestiche e dei femminicidi.

    “Siamo arrivati gente!” Annunciò Ale nella maniera più solenne che riusciva per cercar di stendere gli animi che già in un’ora di viaggio si erano increspati. Quattro giorni di tensione non voleva proprio affrontarli. Se mi fossi messo d’impegno ne avrebbe dovuto sopportare solo uno. Poi le altre sarebbero tornate a casa in treno dalla stazione più vicina, Tarvisio Boscoverde, abbandonandoci alle cose da uomini che in quanto tali sapevamo fare meglio: alcool, tabacco e ragazze stupide.

    Faceva un freddo bestia. Tutto merito delle abitudini salutistiche del nonno di Ale. 90 anni e non sentirli: andava a correre, mangiava intrugli strani a base di semi e trollava tutti facendoli passare per stupidi sfigati. Gli piaceva circondarsi di gioventù per sentirsi migliore.
    Era inoltre predicatore convinto della corrente di pensiero che contempla l’inutilità delle finestre. Le lasciava sempre aperte. Da Udine, con la corriera, risaliva il Friuli ogni venerdì pomeriggio per arrivare a Cave. Lì conduceva una seconda vita con gli amici d’infanzia rimasti con i quali andava a messa e poi a giocare a carte in bar.
    Memorabili quelle volte che passava a raccogliere le offerte a messa. Una signora un giorno gli disse:
    “Prenda questi. Sono per i poveri”
    “Mi dispiace ma non ce li ho, io vendo zanzariere”
    Il lunedì, poi, tornava in azienda a fare danni. Oltre al freddo con il quale avremmo dovuto convivere poiché il riscaldamento centrale si era spento esattamente 5 minuti prima del nostro arrivo, l’appartamento era in condizioni igieniche pietose. Croste di urina decoravano la tazza del cesso come un quadro puntinista dell’Ottocento.
    “Martinoooo!! Hai passato il segno!” Ale cominciò così a elencare tutte le virtù poco carine di suo nonno. E chiamò sua madre per convincerla a richiamare una donna delle pulizie che non si poteva lasciare Martino solo visto che ogni volta riduceva a uno schifo la casa.

    La mia protesta formale e silenziosa continuava non rivolgendo più parola alle ragazze fino ad una loro richiesta di scuse.
    La mia protesta formale passò inosservata. Non la notarono.

    L’indomani andammo a fare spesa che la dispensa era vuota. L’Eurospar di Tarvisio non era lontano.
    “Cosa prendiamo ragazzi?” chiese Fiore?
    “Sarebbe da prendere il pane, il latte, pasta e sugo per almeno 4 pasti per 4 persone...” risposi. Mi ero dimenticato che stavo protestando.
    “Che palle! Fiore andiamo a prendere le caramelle!” Alessandra dal nulla prese Fiore e sparirono nel reparto dolciumi.

    “Ale” lo invocai
    “Dimmi”
    “Non per essere pesante”
    “Sentiamo”
    “Io, io già non le sopporto”
    “Ah, non si notava”
    “Senti io mi faccio spesa per conto mio. Stai con me o con loro?”
    Fiore e l’altra lo chiamarono. Mi guardò, alzò le spalle quasi a dire, che ci posso fare, e le raggiunse.
    Guardai velocemente cosa stavano prendendo. Illusi, sarebbero morti di fame l’indomani.
    Mi rifornii di mezzo chilo di kebab, qualche bistecca, pane arabo a sufficienza, e di filetto di salmone per far vedere chi era il signore. Poi presi ciò che mancava per poter creare più piatti partendo da questi elementi. Mi sentivo Masterchef. Un anno a cercare ricette su internet per non mangiare sempre tortellini con la panna mi aveva giovato.
    Alla coda per pagare alla cassa realizzai che erano solo ragazzine. Le donne vere sono maestre nell’arte del comprare; e qualcuna lo è anche nell’andare al risparmio.



    Dopo pranzo arrivò il culmine del mio scartavetramento di coglioni.
    Possiamo parlare di fotografia d'arte come parliamo di pittura e di scultura. L'immagine fotografica è considerata da gran parte dei critici al pari delle discipline pittoriche. Negli ultimi anni le quotazioni dei maestri internazionali, come quelle degli artisti emergenti sono andate alle stelle. Il panorama si è allargato ed è stato rivoluzionato dall'avvento del digitale che ha moltiplicato in maniera esponenziale le possibilità di ogni artista. Usare la reflex per cogliere ciò che piace da modo alle persone di non avere materiale per criticarti. Ma sottrarla al tuo amico per immortalare la tua amica in 18mila foto alla ricerca dell’attimo che non arriverà mai in cui la sua bellezza [interiore] diventa visibile e una volta arrivati alla postproduzione dedicarsi con photoshop alla foto meno peggio per cercare di renderla figa è ciò che io chiamo premere il pulsante di scatto a caso.
    Andammo sul lago di Cave del Predil. Foto sedute e foto in piedi. Foto di fronte e foto di lato. Foto ridenti e foto serie. Foto ai piedi e foto alle mani. Non c’è limite alla follia. Se ci fossero state delle parti del corpo non fotografate sarebbero solo quelle coperte dal bikini.
    Ad un certo punto Alessandra si era sporta su un masso (strano) per mettersi in posa a mo’ di angelo. Il pensiero di gettarla in acqua e farle un accurato shampoo subacqueo era molto allettante. Ale avrebbe in caso testimoniato a mio favore in tribunale. Peggio sarebbe andata con Fiore. Lei adora gli animali. Avrebbe detto la verità.

    Avrete capito che ho costante bisogno di attenzione su di me per vivere. Ma neanche, è più il fatto che mal sopporto i tempi morti. Probabilmente ho il senso estetico di un camaleonte: mi va bene qualsiasi cosa basta che sia in tempi rapidi. La prima e unica volta che chiesi ad Ale una foto profilo, in 5 minuti avevamo 6 foto tutte diverse.
    “Quale ti piace?” Mi chiese.
    “Ale, sono quel che sono, sta qua va bene” Gli dissi indicando una a caso.
    “Ora ti faccio vedere le magie di Photoshop” [Nota per Adobe: nessuno ti compra più Photoshop]
    “Ale buttala in bianco e nero e festa finita dai!” Gli dissi
    Dopo 2 minuti di filtri era accettabile. “Ale è perfetta” “Pazienta”
    Dopo altri 5 minuti era bella ”Ale sul serio va bene tranquillo” ”Pazienta”
    Dopo altri 4 minuti sembravo uscito dal catalogo Abercrombie “Ale serviva?” “Pur venuta bene”
    “Si parli giusto! E’ venuta bene la foto!” Non ero io quello, non mi assomigliava.

    Tutto questo discorso per arrivare alla massima che mi illuminò mentre vedevo le due amiche cercare di catturare la bellezza(?) dell’altra: Puoi photoshoppare la merda quanto vuoi che merda rimane. Oppure cambi soggetto.

    Per quanto fossero soddisfatte della quantità di foto, ora Ale doveva elaborarle. Formalmente protestavo. Su Football Manager portavo avanti il Chelsea nell’anno 2019 secondo in classifica con un Hazard in calo pazzesco e Ciaramitaro ad un anno dal ritiro. Cosa non si fa per passare il tempo.
    “Ale ma perchè non parla con noi?” Chiese Fiore che ancora un po’ di me le importava.
    “Avrà le sue cose” si intromise Alessandra.
    Eravamo nella stessa stanza. Loro sul divano ed io sul tavolo. Lentamente girai la testa verso di essi. Li fissai per un tempo indefinito senza proferire parola e tornai a fare calcio mercato invernale. Antonio Di Natale come preparatore sportivo non potevo permettermi di perderlo.

    Quella notte fu solo un pelo più accogliente, l’unico calore che mi arrivò fu quello dei termosifoni che ancora erano tiepidi e poco potevano dare alle stanze riscaldate.

    Mi limitai ad aspettare il nuovo anno cercando di soffrire il meno possibile.
     
    .
3 replies since 4/3/2019, 11:03   193 views
  Share  
.
Top